Lirica

LA BOHEME, NEW YORK

LA BOHEME, NEW YORK

Trionfo per lo spettacolo "culto" di Zeffirelli che ancora commuove, diverte e strappa applausi a scena aperta dopo decenni. Pubblico in visibilio per le due star protagoniste, Kristine Opolais e Piotr Beczala.

New York, Metropolitan Opera, “La Bohème” di Giacomo Puccini
 

ZEFFIRELLI DA LEGGENDA

Chi non ha visto questo spettacolo almeno una volta nella vita, magari in televisione o in dvd? La messa in scena di Bohème con la regia di Franco Zeffirelli alla Metropolitan Opera di New York è stata ripresa innumerevoli volte e riscontra ancora oggi un grande successo di pubblico che applaude puntualmente all'apertura del sipario sul secondo quadro. Lo spettacolo è molto tradizionale e, forse proprio per questo, ancora piace a tutti, critici compresi, al punto da poter essere considerati uno dei “capisaldi” del fare lirica, uno spettacolo da manuale insomma. Alcuni particolari sono così azzeccati da essere divenuti parte del nostro immaginario collettivo di Bohème: quel tipo di soffitta, quel tipo di caffè Momus, la neve alla barriera d'Enfer. Infatti le scene di Zeffirelli ricreano gli ambienti voluti dal libretto con un naturalismo che sconfina nel romantico-favolistico. La soffitta si trova sui tetti di Parigi e ha il tetto inclinato. Un doppio piano per la scena open air parigina: sopra alti palazzoni fanno da cornice a una piazzetta; sotto in proscenio una strada affollata dove Musetta arriva in carrozza trainata da un bianco cavallo; subito dietro l'interno di Momus, funzionale per l'azione che coinvolge un numero impressionante di comparse su uno dei palcoscenici più grandi del mondo. La barriera d'Enfer è una cancellata in prospettiva; sul lato destro una locanda quasi al limitare del palco; dal lato opposto alberi innevati in leggero declivio che si perdono nel buio e una fontana in primo piano. I costumi di Peter J. Hall paiono fare tutt'uno con le scene, tanto sono precisi nelle annotazioni storiche e sociali. La regia, pur non particolarmente marcata o originale, è attenta al testo e ha il pregio di condurre lo spettatore agevolmente e incisivamente nella storia; J. Knighten Smit, nel riprenderla, è stato bravo a curare i movimenti delle masse e dei protagonisti, prevedibili ma funzionali al plot, ma soprattutto a sottolineare  gli spunti divertenti che il pubblico apprezza particolarmente con molte risate a scena aperta.
 

Marco Armiliato si dimostra autorevole alla guida dell'orchestra e mantiene importante il volume dell'organico strumentale, talvolta a scapito delle voci. Interessante il mescolare alcune suggestioni romantiche, peraltro presenti nella partitura, all'impianto veristico che poggia sulle importanti e lunghe arcate dei violini.
 

I protagonisti sono due stelle della lirica, entrambi particolarmente amati alla Metropolitan Opera. Rodolfo ha l'aspetto aristocratico e gli occhi di ghiaccio di Piotr Beczala: la voce è assai espressiva, sicuri gli acuti e le mezze voci fanno la differenza nella sua interpretazione cesellata e convincente. Kristine Opolais è una Mimì dal pallore lunare e dalla voce brunita e particolarissima che non teme le salite in alto né le discese nel grave; la diva lettone offre un’interpretazione manierata (voluta dalla regia) che fa poco emergere lo spessore drammatico di un personaggio solo apparentemente naif, ma il canto è ben più moderno del gesto e conquista gli spettatori. Massimo Cavalletti è un Marcello autorevole e appropriato. Voci giuste e belle interpretazioni ma poco curata la pronuncia per Ryan Speedo Green (Colline) e Patrick Carfizzi (Schaunard). Brigitta Kele è una Musetta spigliata e disinvolta e in grado di dare sostanza alla parte grazie a una voce importante e bene impostata. A completare il cast Paul Plishka (Benoit e Alcindoro) e Daniel Clark Smith (Parpignol). Yohan Yi e Joseph Turi sono i militari alla Barriera d'Enfer. Ottima la prova del coro preparato da Donald Palumbo dal punto di vista attoriale e vocale.
 

Teatro esaurito, anche per la presenza delle due star protagoniste. Pubblico molto partecipe, assai divertito nei primi quadri con molti applausi a scena aperta.